Il Piano Scuola 4.0, finanziato dal PNRR (Investimento 3.2: Scuola 4.0 – scuole innovative, p. 190), è una misura per riformare il sistema scolastico che può contare su una dotazione di circa 2,1 miliardi di euro.

La sua mission è quella di fornire agli istituti italiani strumenti tecnologici utili per l’innovazione didattica e il potenziamento delle competenze digitali di studenti e insegnanti.

Riassumendo, gli obiettivi del Piano Scuola 4.0 sono essenzialmente due.

Il primo è quello di promuovere lo sviluppo di un ecosistema altamente efficiente di istruzione digitale.

Si pensi ad esempio all’importanza, anche nel mondo della scuola, di navigare in internet ad alta velocità, oppure all’efficacia dei contenuti educativi digitali.

Il Piano prevede una totale rivoluzione degli ambienti di apprendimento, che dovranno essere sempre più integrati, ibridi e cre-attivi. 

Il secondo obiettivo è quello di migliorare le competenze e le abilità digitali legate al processo di trasformazione in corso.

L’alfabetizzazione digitale è diventata essenziale per la vita quotidiana.

In questo senso sono prioritari i corsi che sviluppano il sapere di studenti, studentesse e docenti, a partire dalle nozioni informatiche di base.

Nel Piano Scuola 4.0 si legge che: L’introduzione all’informatica fin dalla più giovane età, attraverso approcci innovativi e motivanti all’insegnamento, in contesti sia formali che non formali, può contribuire a sviluppare competenze in materia di risoluzione dei problemi, creatività e collaborazione; può inoltre promuovere l’interesse per gli studi relativi alle discipline STEM e le future carriere in tale ambito, contrastando nel contempo gli stereotipi di genere. Le azioni volte a promuovere un’educazione informatica inclusiva e di elevata qualità possono anche avere un impatto positivo sul numero di ragazze che seguono studi informatici nell’istruzione superiore e lavoreranno poi nel settore digitale o svolgeranno professioni digitali in altri settori economici”.

Il Piano indirizzerà ogni investimento verso la creazione di nuovi ecosistemi integrati, e verso la formazione di docenti preparati tecnicamente e metodologicamente a questo cambiamento.

La sfida è davvero una didattica digitale integrata, non confusa con la DAD, ma pensata, progettata e realizzata nell’on-life quotidiano, e in un’ottica di sviluppo delle competenze digitali del futuro.

L’investimento del PNRR nel Piano Scuola 4.0

Il Piano Scuola 4.0 prevede un intervento infrastrutturale per trasformare gli istituti in spazi architettonici innovativi, nei quali attuare una didattica fondata sul “learning by doing”. 

“Si tratta di un intervento trasformativo concreto della nostra scuola, che stiamo realizzando nell’ambito del PNRR“ha affermato l’ex Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi“il più grande di questo tipo mai realizzato”.

Insomma, una vera e propria rivoluzione, sia per ciò che riguarda le forme architettoniche degli spazi di apprendimento, che per la dotazione tecnologica.

Inoltre, un’altra tranche da 500 milioni di euro è stata assegnata al potenziamento di laboratori per le professioni digitali negli istituti tecnici e professionali.

In questo modo potranno adeguarsi alle competenze richieste dal Piano Industry 4.0: programmazione, progettazione 3D, CAD, robotica, big data, ecc.

Questi laboratori, secondo le indicazioni europee, saranno ecosistemi multidimensionali, e abbracceranno molti ambiti del processo di digitalizzazione del lavoro.

Ambienti per lo più flessibili, con un’organizzazione degli spazi funzionale, e strumenti digitali all’altezza degli obiettivi e delle attività, verosimilmente impostate secondo il “project based learning” come metodologia predominante.

I laboratori per orientare i professionisti del futuro saranno pensati in base agli ambiti tecnologici.

Saranno quindi dedicati alla robotica, all’automazione, all’intelligenza artificiale, all’economia digitale, al making, alla modellazione, alla creazione di software e servizi digitali, alla data analysis e alla creazione di contenuti.

Infine, è bene ricordare che “digitalizzazione della scuola” significa trasformazione a 360 gradi dell’infrastruttura scolastica.

È per questo che l’investimento massiccio di 2,1 miliardi di euro è destinato anche alla digitalizzazione del comparto amministrativo e alla cablatura di 40.000 edifici scolastici. 

Gli ostacoli alla realizzazione del Piano Scuola 4.0

Un investimento di 2,1 miliardi di euro sulla digitalizzazione della scuola è sicuramente una spinta al cambiamento senza precedenti.

Come sottolineato, alla base della sua attuazione ci sono linee guida e strategie che daranno certamente buoni risultati. 

Tuttavia, rimangono alcune zone d’ombra, alcuni nodi che peseranno come zavorre ingombranti nel percorso da qui al 2026 (a quando cioè si pensa che termineranno i lavori).

Innanzitutto, il timore di associazioni ed enti che si occupano di tutela dei diritti, nonché dell’Autorità Garante per la privacy, è che tecnologia e digitalizzazione possano mettere a rischio diritti e libertà fondamentali dei soggetti interessati.

Ancora, non sembra siano previsti incentivi significativi al surplus di lavoro delle scuole che la nuova progettualità del Piano Scuola 4.0 inevitabilmente porterà (per i docenti, nelle segreterie, nelle figure di sistema, nei ruoli intermedi di raccordo e accompagnamento).

Non bisogna dimenticare che il cambiamento non passa solo dallo sviluppo tecnologico e dalla formazione, ma dal lavoro quotidiano, sempre più complesso e gravoso, sulle spalle dei docenti e delle scuole.

Facilmente si intuisce come la perdita del potere di acquisto degli stipendi accentuerà in modo sensibile questa problematica.

Poi, la rigidità dell’impianto curricolare, a cattedre, della scuola italiana non aiuta la progettazione e lo sviluppo di percorsi innovativi e interdisciplinari.

Inoltre, la numerosità delle classi, soprattutto della secondaria di II grado, rende impossibile o molto complicato lo sviluppo di una didattica laboratoriale.

Ancora, un ulteriore ostacolo all’attuazione del Piano è rappresentato da una forte incoerenza fra i processi di innovazione, i conseguenti profili attesi dei nuovi docenti, e i sistemi di reclutamento degli questi ultimi.

Il Garante per la privacy sul Piano Scuola 4.0: necessario coniugare sviluppo e diritti

L’innovazione deve procedere di pari passo con la tutela dei diritti.

Questo il monito di Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità Garante per la privacy, nel corso del suo intervento al convegno “PNRR occasione di sviluppo. Quali controlli e quale contributo della giustizia amministrativa”.

La protezione dei dati ha ormai assunto un ruolo centrale nel processo riformatore, tracciando la direzione attorno alla quale “imprimere al Paese un’innovazione sostenibile anche in termini di diritti e libertà”, ha affermato il Presidente Stanzione.

Bisogna quindi chiedersi che posto occupi la tutela dei dati nella lista delle priorità del processo di innovazione delle scuole.

In generale, occorre ripensare la digitalizzazione delle PA in maniera unitaria.

Il processo di innovazione può infatti determinare miglioramenti dell’efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa, “ma anche notevoli rischi e disfunzionalità se non adeguatamente governato”.

Per ciò che riguarda la disciplina di protezione dei dati, questa ha promosso anche nel pubblico una maggiore consapevolezza degli oneri da assolvere in tema di sicurezza.

Da parte sua, l’Autorità si dichiara pronta a potenziare la propria azione a supporto delle PA e in difesa dei diritti dei cittadini.

Il Presidente Stanzione ha poi sottolineato come il capitale di dati gestito dalle pubbliche amministrazioni debba formarsi secondo criteri di selettività, funzionalità istituzionale e qualità.

“Necessaria, infatti non è tanto e non è solo, genericamente, una maggior quantità di dati, ma dati migliori, esatti, pertinenti, aggiornati”, ha affermato.

In merito alla digitalizzazione delle informazioni bisogna infine fare attenzione alla “sostenibilità del governo degli algoritmi”.

In attesa di una normativa al livello europeo, sono il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati e la Direttiva 2016/680 a disciplinare la trasparenza algoritmica.

Secondo tali ordinamenti, decisioni che abbiano effetti significativi sulla persona non possono essere esclusivamente rimesse all’algoritmo.

Inoltre, ha ricordato Stanzione, l’interessato deve poter conoscere la logica sottesa alla decisione algoritmica, comprendendo e, se del caso, contestando anche l’esito.

Le opportunità offerte dal Piano Scuola 4.0 grazie ai fondi del PNRR sono l’ancora di salvataggio per un sistema scolastico che deve essere riformato.

Ora è il momento di trasformare le progettualità in azioni.

L’obiettivo è uno e importantissimo: il futuro di intere generazioni.