Sempre più spesso sentiamo parlare di nuovi modelli di Intelligenza Artificiale che entrano a far parte della nostra vita quotidiana.

Più versatili e “umani” dei loro predecessori, hanno la caratteristica fondamentale di passare da un tipo di problema a un altro con relativa semplicità.

Possono cioè essere applicati in diversi settori e riuscire brillantemente in ognuno di essi.

Abbiamo motivo di pensare che in futuro l’Intelligenza Artificiale (e cioè il campo di ricerca che studia la progettazione di sistemi mirati a dotare le macchine di caratteristiche tipicamente umane) sostituirà molte figure professionali e ne creerà di nuove.

Non c’è dubbio quindi: l’AI compie passi da gigante e bisogna starle dietro!

Non c’è scuola senza Intelligenza Artificiale

Quale istituzione ha prima di tutte il compito di intervenire per accompagnare e guidare lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale negli adulti di domani?

Eh sì, proprio la scuola!

La conoscenza delle tecnologie NBIC (Nanotechnology, Biotechnology, Information technology, Cognitive science) è diventata imprescindibile per il nostro tempo.

Come abbiamo spiegato in un altro articolo, l’Intelligenza Artificiale potrebbe permettere di affrontare sfide come:

  • Creare esperienze di apprendimento personalizzate e su misura
  • Migliorare l’accessibilità alla formazione, per tutti gli studenti, di qualsiasi classe e provenienza

È quindi fondamentale far emergere già a scuola la consapevolezza dei benefici dell’Intelligenza Artificiale.

Temi come questo sono tra i più significativi del nostro tempo.

Il futuro della didattica e della nostra società dipende proprio da quanto crediamo nel potere dell’innovazione.

I vantaggi dell’Intelligenza Artificiale per l’istruzione

Negli ultimi anni, l’Intelligenza Artificiale, insieme ad acceleratori esterni come la pandemia da Covid-19, ha fortemente contribuito a sovvertire i tradizionali modelli di apprendimento scolastico.

Oggi il trasferimento delle nozioni non avviene più esclusivamente dalla cattedra ai banchi di scuola.

Gli insegnanti non possono più essere considerati i soli detentori del sapere.

Grazie alla quantità di risorse disponibili, una bambina di 6 anni può, ad esempio, chiedere a un assistente vocale chi ha inventato l’automobile.

Riceverà una risposta veloce ed esaustiva ovunque si trovi.

Ecco che l’Intelligenza Artificiale, lungi dal sostituirsi completamente all’attività dei docenti, si configura come un valido strumento di supporto alla didattica convenzionale.

Può fornire agli insegnanti la concreta possibilità di plasmare la società del futuro per prepararla al cambiamento e alle nuove sfide della tecnologia.

AI a scuola? Mettiamola in pratica

Vediamo qualche applicazione pratica dell’AI a scuola, e scopriamo che cosa può fare – e in parte già fa – per migliorare l’apprendimento di bambini e adolescenti.

Gli strumenti di Intelligenza Artificiale possono aiutare a rendere le aule più accessibili, soprattutto per chi parla una lingua diversa o per chi ha disabilità visive o uditive.

Per fare un esempio, Presentation Translator è un plug-in gratuito per PowerPoint in grado di generare sottotitoli in tempo reale (in una lingua a scelta), riportando ciò che sta dicendo chi sta presentando.

Sempre per abbattere le barriere linguistiche, c’è anche Skype Translator che può tradurre verbalmente in 10 lingue e testualmente in 60.

Sono diverse le applicazioni, anche gratuite, per l’apprendimento.

Queste, molte volte sfruttando meccanismi di gamification, rendono l’esperienza formativa più divertente e stimolante.

La piattaforma Carnegie Learning offre a studenti e insegnanti diverse soluzioni di apprendimento innovativo.

Si tratta di corsi che utilizzano funzionalità cognitive e tecnologie di AI per fornire un tutoraggio personalizzato e feedback in tempo reale agli studenti delle scuole secondarie e alle matricole universitarie per sanare le loro lacune formative.

E che dire poi dei MOOC (Massive Online Open Course)?

Ormai nessun insegnante dovrebbe ignorare lo sviluppo di questi corsi video online, molto spesso anche gratuiti.

Coursera è un esempio di MOOC e di apprendimento alternativo basato sull’applicazione dell’Intelligenza Artificiale.

Si tratta di una società che ha raccolto 64 milioni di dollari per integrare l’AI nella sua offerta formativa, e che propone centinaia di corsi provenienti dalle migliori istituzioni.

Il futuro dell’insegnamento è sempre più direzionato verso una stretta collaborazione tra insegnanti e assistenti virtuali, in grado di creare percorsi di studio personalizzati e permettere a ciascuno di imparare al proprio ritmo e secondo le proprie caratteristiche.

Tuttavia, è importante ribadirlo, algoritmi e tecnologie non potranno eseguire tutte le attività legate alla formazione.

Il ruolo dell’insegnante e della classe intesa in senso fisico restano fondamentali.

L’intelligenza artificiale pone problemi etici e di protezione dei dati

“Se da un lato, l’IA può essere una grande opportunità per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, dall’altro, occorre anticipare nuovi squilibri che qualsiasi rivoluzione tecnologica porta con sé”.

Lo ha dichiarato l’UNESCO durante una Conferenza Internazionale che si è tenuta a Parigi a marzo 2019.

In quell’occasione l’ente ha evidenziato la necessità di un approccio alla materia che tenga conto anche dei possibili rischi derivanti da un uso irresponsabile e poco etico dell’AI.

L’Intelligenza Artificiale ha sicuramente il potenziale per superare sfide impegnative, come la riduzione degli ostacoli per l’accesso all’istruzione o l’ottimizzazione dei processi di apprendimento, ma solleva anche delle questioni in materia di etica, equità e protezione dei dati personali.

Qualsiasi cosa faccia una macchina, lo fa infatti seguendo dei precisi algoritmi di calcolo, che devono essere pre-programmati per “nutrire” i sistemi di Intelligenza Artificiale.

Studi recenti hanno però dimostrato che anche gli algoritmi – se male “alimentati” – possono essere affetti da “bias” di diversa natura (di genere, etnici, di classe).

Proprio perché progettati da esseri umani, questi algoritmi sono dunque sottoposti al rischio di attuare comportamenti discriminatori e produrre decisioni più o meno vantaggiose per le persone.

Questa dimensione autonoma e arbitraria degli strumenti dotati di Intelligenza Artificiale fa sorgere numerosi problemi etici.

Il tema si condensa proprio su questa non prevedibilità a priori delle scelte delle macchine intelligenti, e su come e in che misura saremo disposti a tollerare i loro eventuali errori.

Oltre alla questione etica, c’è poi anche quella che riguarda il diritto di privacy che le nuove tecnologie hanno il dovere di rispettare.

Verso l’attuazione di una norma

Da tempo le autorità garanti europee, EDPB (Comitato europeo per la protezione dei dati) e EDPS (Garante europeo per la protezione dei dati) discutono dei problemi connessi all’uso dell’Intelligenza Artificiale e al trattamento dei dati personali.

Entrambe hanno fatto presente in più occasioni che è illecito e rischioso per la tutela dei diritti raccogliere e adoperare dati biometrici (relativi cioè alle caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali delle persone) tramite AI.

Per questo il 21 aprile 2021 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento sull’Intelligenza Artificiale.

Il parere del Garante della privacy

Nel nostro Paese, la questione del delicato rapporto tra Intelligenza Artificiale e tutela della privacy è stata affrontata dal Garante con queste conclusioni: esiste già un punto di partenza per regolamentare l’uso delle macchine intelligenti, ma c’è ancora tanta strada da fare per arrivare a una soluzione definitiva.

Secondo l’Autorità, nell’uso di tecnologie che si basano sull’Intelligenza Artificiale valgono le stesse norme che riguardano, in senso generico, l’universo digitale.

Quindi, principi come i doveri di trasparenza nei confronti degli utenti sono da estendere a tutto il ciclo di vita dell’AI.

Su altri punti della questione, il Garante ha evidenziato la necessità di interventi di modifica della normativa preesistente.

Ad esempio, riguardo l’attribuzione della responsabilità per un danno conseguente all’uso di applicazioni di AI il dibattito oggi è ancora aperto.

E quindi: occorre introdurre nuove norme o è possibile applicare con diversa prospettiva quelle già esistenti?

Pur volendo propendere per la seconda tesi, sicuramente il tema della responsabilità nelle applicazioni di AI necessita un approccio particolare, studiato “ad hoc”.

È evidente che siamo di fronte a uno scenario mai visto prima.

Fare in modo che tutti i sistemi di Intelligenza Artificiale rispettino il diritto di privacy è un traguardo a cui non siamo ancora arrivati.