Articolo a firma di Giacomo Lunardon – Servizi Tecnici Istituto Statale “A. Monti” di Asti e “CIS Controls Volunteer


Negli ultimi anni la diffusione dei nuovi strumenti tecnologici ha determinato un notevole aumento dei casi di cyberbullismo, ossia di quelle forme di bullismo che si esplicitano attraverso l’uso di dispositivi digitali quali smartphone, computer e tablet.

I fenomeni di cyberbullismo vengono messi in atto generalmente tramite l’invio di SMS, oppure online utilizzando App, social network, forum o giochi che consentono la condivisione di dati.

Nell’ambito del cyberbullismo rientrano l’invio e la pubblicazione di contenuti falsi e dannosi, ma anche la condivisione di informazioni personali o private che possono causare un forte disagio alla vittima, e che si configurano come reato quando oltrepassano i limiti legali.

Come detto, i casi di cyberbullismo si verificano tipicamente sui social media, sulle App di messaggistica istantanea, sui siti che offrono servizi di chat online e sui forum, ma non solo.

Anche la comune posta elettronica e le sempre più diffuse comunità di gioco online possono diventare luogo di aggressione, molestia o ricatto.

Per ciò che riguarda i social media, sottolineiamo in particolare come fotografie, filmati e post possano essere il più delle volte visualizzati anche da estranei.

Questa condizione induce in chi subisce azioni di cyberbullismo una sorta di “marchiatura pubblica” potenzialmente illimitata, che si ripercuote sulla reputazione e sulla buona fede dell’individuo, contrassegnandone in modo a volte indelebile opinioni, abitudini, comportamenti, credo religioso, ecc.

Il danno inevitabilmente si estende anche alla “parte buona” della rete, dove spesso istituzioni e datori di lavoro effettuano ricerche sui diversi soggetti.

Purtroppo, come una valanga, il cyberbullismo trascina con sé non solo le vittime, ma anche coloro che lo mettono in atto e vi partecipano più o meno attivamente.

Le implicazioni sono notevoli e assumono caratteristiche di permanenza (i dispositivi memorizzano tutto), persistenza (i dispositivi sono sempre accesi) e danno personale (prevalentemente di tipo psicologico).

L’ulteriore aspetto negativo (e forse il più preoccupante) del cyberbullismo risiede nella difficoltà nel rilevarlo: spesso docenti e famiglie non si accorgono – o si accorgono in ritardo – che l’adolescente è diventato obiettivo di queste azioni.

Per questo il 7 febbraio 2017 è stata istituita la “Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo”, finalizzata alla sensibilizzazione in materia, in coincidenza con il “Safer Internet Day (SID)”, la “Giornata mondiale per la sicurezza in rete”, istituita e promossa dalla Commissione Europea con l’obiettivo di stimolare riflessioni tra i ragazzi sull’uso consapevole della rete, ovvero sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno nella realizzazione di internet quale luogo positivo e sicuro.

Tra i molti siti specifici che si possono citare, riportiamo quello di “Generazioni connesse”, che nasce per fornire informazioni, consigli e supporto a bambini, ragazzi, genitori, docenti ed educatori.

Le numerose azioni messe in atto hanno dimostrato agli studenti quanto questo fenomeno sia diffuso e pericoloso.

Le statistiche in merito sono davvero preoccupanti, in quanto vedono una crescita dal 2017 al 2019 dei casi totali, e un forte balzo in avanti dei numeri riferibili alle vittime minori di nove anni (fonte www.commissariatodips.it).

Come diretta conseguenza, le ripercussioni, a dir poco agghiaccianti, si riflettono sul crescente aumento dei reati penali a sfondo sessuale a danno dei minori.

Cyberbullismo: come viene messo in atto

Il fenomeno è generalmente riconoscibile grazie alla valutazione delle tecniche messe in atto contro la vittima:

  • Pubblicazione di fotografie reali o artefatte in modo negativo/compromettente
  • Pubblicazione (o ripubblicazione) di commenti o notizie false
  • Dichiarazione di una falsa identità per ottenere ingannevolmente informazioni
  • Diffusione di dati strettamente personali/riservati (salute, religione, etnia)
  • Diffusione di documenti personali (carta d’identità, carta di credito, conti correnti)
  • Pubblicazione delle più svariate minacce

Preso atto che il cyberbullismo aumenta innegabilmente il rischio di comportamenti autolesivi, incidendo notevolmente sugli stati di ansia e depressione della vittima, vediamo nel dettaglio quali sono le modalità con cui si verifica.

Condivisione di foto compromettenti
Un adolescente invia una propria foto intima al fidanzato/a. A storia finita la fotografia viene condivisa o pubblicata, in modo che un vasto gruppo di persone più o meno estranee ne venga a conoscenza.

Pubblicazione di notizie false o distorte
Un adolescente, nell’ambito scolastico, compie azioni passibili di sanzioni disciplinari. Uno studente diligente, visto il comportamento, lo segnala alla dirigenza. L’allievo che si comporta in maniera corretta diventa obiettivo dei bulli, che per screditarlo diffondono notizie inventate, attribuendo al malcapitato azioni e responsabilità inesistenti.

Pubblicazione di commenti offensivi sull’aspetto personale
Un adolescente pubblica sul profilo social una fotografia del proprio look, che viene commentata in modo dispregiativo ed offensivo. L’azione di cyberbullismo si estende, inducendo anche l’innesco di un pregiudizio di tipo economico.

Creazione di un falso profilo su social media
Un adolescente, inventando un profilo, attira la vittima in una relazione di falsa amicizia, al fine di guadagnarne la fiducia. Passato un po’ di tempo, le informazioni personali ricavate vengono utilizzate dal bullo per scopi personali o illegali, estorcendo denaro in cambio del silenzio.

Incoraggiamento all’autolesionismo
Evento in forte ascesa è quello innescato su alcuni social da parte di persone senza scrupoli che, senza controlli efficienti, lanciano “sfide” rivolte agli adolescenti nel compiere azioni rischiose che hanno trascinato giovani di carattere fragile verso azioni estreme (fenomeno “Blue Whale”).

Azione lesiva per omosessualità
Un adolescente, dichiaratamente omosessuale, riceve per questo motivo minacce telefoniche, SMS ingiuriosi e commenti offensivi sui social media.

Rivalità tra coetanei
Un adolescente subisce molestie e atti di bullismo per aver frequentato un compagno/a di classe molto ammirato/a. Il gruppo organizzato dei cyberbulli diffonde messaggi offensivi sui social media, proseguendo l’azione deplorevole anche a scuola con scherzi pesanti e insulti.

Cyberbullismo: prevenzione e difesa

Per prevenire le azioni di cyberbullismo molto è stato fatto negli ultimi anni ma molto rimane ancora da fare.

In questo ambito la scuola diventa fondamentale per valutare e prevenire i comportamenti correlati al fenomeno.

Il legislatore, sensibilizzato in materia, nel 2017 ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale la legge n.71 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, che definisce chiaramente il termine identificandolo come “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.

Nel provvedimento legislativo sono previste, oltre alle azioni di oscuramento dei dati personali sui siti interessati, anche quelle di contrasto, per le quali la scuola deve individuare un referente per le iniziative in materia di cyberbullismo.

Il Ministero dell’Istruzione ha predisposto nel gennaio 2021 un compendio di “Linee Guida”, ricco e vastamente articolato, che invita le scuole a mettere in atto azioni prioritarie quali ad esempio: valutazione degli studenti a rischio, osservazione del disagio, rilevazione dei comportamenti dannosi per la salute di ragazzi, formazione del personale scolastico, attività di formazione/informazione rivolte a docenti, studenti, famiglie e personale ATA, promozione di un ruolo attivo di studenti e ex studenti, peer education.

Le ulteriori azioni consigliate includono anche: rilevazione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo, attivazione di un sistema di segnalazione nella scuola, promozione e attivazione di uno sportello psicologico, attivazione di un centro di ascolto, costituzione di reti di scuole/gruppi di lavoro, promozione di corsi mirati, approfondimenti in materia di “educazione civica” e “educazione digitale”, tecniche di miglioramento delle relazioni interpersonali.

Detto ciò, risulta chiaro come vi sia da parte del legislatore e del Ministero un crescente interesse nel prevenire gli episodi di cyberbullismo per le innegabili implicazioni personali e familiari che possono determinare.

In conclusione, non possiamo non citare come esempio di azione scolastica volta alla conoscenza e prevenzione del fenomeno, la realizzazione del corso specifico finanziato dal Bando della Regione Piemonte rivolto alle Scuole Polo della formazione regionale, con l’obiettivo di diffondere la cultura della legalità, il rispetto alla dignità della persona, la valorizzazione delle diversità, il contrasto di ogni forma di discriminazione, la promozione dell’educazione civica digitale, la tutela dell’integrità psicofisica dei minori e l’utilizzo consapevole delle tecnologie informatiche e della rete internet.

Questa proposta si è concretizzata con un corso congiunto tra gli Istituti “A. Monti” e “A. Castigliano” di Asti, con l’obiettivo di coniugare momenti teorici con attività laboratoriali e di gestione delle problematiche.

È stato pertanto progettato un piano articolato in due moduli, destinati rispettivamente agli insegnanti della scuola dell’infanzia, e della scuola di primo e secondo ciclo.

Il corso si compone di 9 moduli, per un totale di 26 ore, e prevede l’intervento di diversi professionisti (psicologi, avvocati, informatici) e la condivisione di buone pratiche.

La metodologia di lavoro non sarà solo teorica, ma includerà anche momenti di condivisione, attività laboratoriali, osservazioni, suggerimenti per risoluzioni delle problematiche, condivisione bibliografica e risultati dei lavori.

Cyberbullismo: suggerimenti per le famiglie

Avendo inquadrato il fenomeno, il dubbio che nasce è inevitabile: come possono i genitori tutelare i propri figli impedendo che si verifichino atti di cyberbullismo ai loro danni?

Non è semplice rispondere al quesito, in quanto l’unica vera soluzione è quella di monitorare costantemente i computer, i telefoni e i tablet utilizzati dai ragazzi.

In questo modo, tuttavia, il comportamento che si andrebbe a instaurare sarebbe quello di una pervasiva e costante azione di controllo, che lascerebbe ben poco spazio alla comunicazione privata degli adolescenti, e che potrebbe determinare effetti negativi.

L’età delicata, i rapporti con i coetanei e gli aspetti dello sviluppo personale del giovane potrebbero venire influenzati negativamente in caso di una “invasione di campo” messa in atto dal genitore che, anche in modo involontario, potrebbe inserirsi non costruttivamente nelle dinamiche relazionali adolescenziali.

I genitori possono in ogni caso agire nel modo più discreto possibile, applicando alcune semplici misure di controllo, quali ad esempio:

  • Verificare la cronologia di navigazione dei browser, controllando i siti visitati affinché non presentino contenuti inadatti ai figli; la mancata presenza della cronologia è la prova della cancellazione della stessa, e evidenzia la volontà dell’adolescente di non permettere l’accesso ai dati.
  • Verificare il funzionamento del rilevamento della posizione dei device e valutare se sia opportuno attivare un software di tracciamento e localizzazione.
  • Valutare la possibilità di seguire l’adolescente sui social media ai quali è iscritto, oppure chiedere a una persona di grande fiducia che lo faccia, in modo da avere un feedback indiretto su quanto pubblicato in questi ambiti.
  • Sovente i giovani adottano tecniche di mascheramento dei termini, usando gerghi, sigle, icone grafiche o immagini che per gli adulti possono risultare incomprensibili: capire queste codifiche comunicative è utile per comprendere alcune comunicazioni.
  • Quando possibile, attivare sia sui dispositivi utilizzati dai figli sia sulle “App” i sistemi di controllo parentale.
  • Come misura precauzionale generalizzata, si consiglia l’utilizzo di un software antivirus di tipo professionale: investire una piccola cifra in sicurezza previene molti inconvenienti.
  • Pur considerandola una misura piuttosto invasiva, i genitori dovrebbero conoscere le credenziali di accesso ai social media degli adolescenti, trovando un accordo sul loro utilizzo eventuale, solo in caso di necessità: una sorta di “patto di corresponsabilità” con l’adolescente non può che portare all’utilizzo consapevole delle varie risorse online.
  • In considerazione dell’età del figlio che utilizza i dispositivi e i social media, riteniamo opportuno segnalare l’opportunità di installare App o software che limitino l’accesso alla rete, filtrando i contenuti o bloccando i siti secondo le necessità.