Il bullismo è un fenomeno sistematico.

A sostenerlo sono circa la metà dei giovani intervistati lo scorso settembre nell’ambito del progetto RispettAMI, un’iniziativa di Skuola.net, in collaborazione con Citroën Italia, per promuovere negli istituti la cultura del rispetto come strumento di contrasto al bullismo.

Il progetto, grazie alle opinioni di circa 3.000 ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 19 anni, ha permesso di tracciare un quadro abbastanza chiaro del fenomeno, e di restituire dati significativi.

L’obiettivo della ricerca è stato quello di fare un bilancio degli episodi di bullismo e cyberbullismo al termine del primo anno dal ritorno in presenza in classe.

Sono i dati più recenti che possediamo nel nostro Paese.

Purtroppo, anche solo considerando un periodo relativamente breve come l’ultimo trimestre dell’anno scolastico 2021/2022, il 13% degli adolescenti intervistati ha denunciato di essere stato vittima di episodi occasionali, mentre per il 7% si è trattato di vessazioni sistematiche.

Il “body shaming”: la forma più diffusa di bullismo

Quando si parla di bullismo e di cyberbullismo (la manifestazione in rete del bullismo) in realtà ci si riferisce a qualcosa di molto generico.

Sì, perché i due fenomeni hanno diverse matrici.

Le più diffuse si concentrano su tre grandi macro-aree: l’aspetto, l’identità sessuale, e l’etnia o l’origine.

Sempre dai dati raccolti nell’ambito del progetto RispettAMI, è emerso che il cosiddetto “body shaming” – che punta a sottolineare a scopo denigratorio i difetti fisici o, peggio ancora, eventuali disabilità – è in assoluto la forma di bullismo più diffusa.

Al secondo posto di questa poco onorevole classifica troviamo poi l’orientamento sessuale.

In terza posizione, i pregiudizi di natura razzista. 

Dal punto di vista anagrafico, a finire nel mirino dei bulli sono in particolare preadolescenti e ragazzi: nella fascia d’età 11-16 anni, mediamente il 22% del campione ne è stato vittima negli ultimi mesi. 

Dopodiché, man mano che si cresce, per fortuna i numeri iniziano a calare.

Ma a volte è il “genere” che può fare la differenza, nel bene e nel male.

Le femmine, ad esempio, sono molto più esposte al “body shaming” rispetto ai maschi: circa 1 ragazza su 3 è stata recentemente colpita da questo tipo di attacchi, mentre tra i ragazzi la frequenza scende a 1 su 6.

La difficile adolescenza dei ragazzi non binari

Ancora peggiore, se possibile, è la condizione di quei giovani che non si riconoscono nel tradizionale binomio di genere maschio-femmina.

Le ragazze e i ragazzi che si definiscono “non binari”, infatti, sono i più vessati in assoluto, sotto ogni punto di vista.

Addirittura 4 su 10 sono stati vittime di bullismo proprio per il loro orientamento sessuale, e oltre un terzo (35%) è stato preso in giro per l’aspetto fisico, gettando le basi per un’adolescenza problematica.

Le nuove forme di bullismo puntano sul digitale

Come se le tradizionali forme di bullismo non bastassero, all’orizzonte si affacciano – soprattutto in ambito digitale – nuove forme di vessazione che, più o meno sottilmente, possono avere un impatto negativo sulla psiche di chi le subisce.

In questo caso siamo di fronte a fenomeni di cyberbullismo.

Una di queste è il cosiddetto “orbiting”, ovvero la pratica che vede una sorta di controllo esterno sui propri canali social da parte di un ex partner, senza alcuna comunicazione diretta, ma limitandosi a commentare o lasciare “reactions”, dopo la conclusione della relazione sentimentale.

Pur essendo un comportamento codificato solo di recente, ne è già stata vittima il 35% dei giovani coinvolti nella ricerca.

Tale forma di cyberbullismo ha conseguenze da tenere sotto osservazione, in particolare turbamento (in quasi 3 casi su 10), rabbia (per 1 su 4) e tristezza (per 1 su 5).

Anche qui, nemmeno a dirlo, le categorie più colpite sono le ragazze e i “non binari”.

La sfera intima espone a grossi rischi

I dati raccolti nell’ambito del progetto RispettAMI riferiscono anche dell’esistenza di moltissime vittime del “non consensual sharing”, una delle manifestazioni più fastidiose del più ampio “revenge porn”.

Parliamo di quella forma di cyberbullismo che si concretizza nella circolazione sul web, senza il proprio consenso, di materiali intimi, spesso estorti da un partner.

Seppur ancora adolescente, ci si è imbattuto almeno una volta il 14% degli intervistati (1 su 7).

Un dato che praticamente raddoppia tra coloro che si riconoscono in identità di genere non binarie: al 27% di loro è capitato almeno una volta nella vita di subire questa “aggressione” della propria intimità.

Bullismo e cyberbullismo: il ruolo della scuola

La legge 71/2017, all’art. 5, prevede che, nell’ambito della promozione degli interventi finalizzati ad assicurare la qualità dei processi formativi e la collaborazione delle risorse culturali, professionali e sociali del territorio, il Dirigente Scolastico definisca le linee di indirizzo del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) e del Patto di Corresponsabilità Educativa affinché contemplino misure dedicate alla prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo.

Nel nostro magazine abbiamo dedicato diversi articoli al tema della sicurezza online, molto utili al fine di sensibilizzare ed educare i più giovani.

Progettare e realizzare iniziative anti-bullismo a scuola

Un’iniziativa anti-bullismo nelle scuole deve prevedere una serie di step ben definiti:

  • Pianificazione dell’iniziativa (compreso lo sviluppo dei contenuti, il quadro di valutazione e la sostenibilità)
  • Coinvolgimento di più stakeholder
  • Coinvolgimento degli studenti nello sviluppo e nella consegna del programma
  • Distribuzione di materiali, e definizione dei limiti di tempo adeguati all’età
  • Creazione di un approccio specifico di genere
  • Previsione di un piano d’azione quando il comportamento target sta emergendo
  • Creazione di interventi a lungo termine

Analizziamo gli step singolarmente.

Pianificazione dell’iniziativa

Solitamente, gli approcci al problema del bullismo includono sia elementi situazionali (migliore supervisione, sicurezza fisica, piani di sicurezza), sia elementi di sviluppo sociale (risoluzione dei conflitti, programmi di sensibilizzazione e strategie di coping).

È importante capire che ciò che è efficace in una comunità non è necessariamente efficace in un’altra.

Decidere il tipo di programmazione richiede tempo e comporta una serie di scelte. 

Coinvolgimento di più stakeholder

Nelle fasi di pianificazione, gli sponsor del progetto dovrebbero investire il loro tempo e le loro risorse nello sviluppo di partnership.

Le collaborazioni di successo si basano su impegno condiviso, valori, risorse, e comprensione della necessità di lavorare insieme.

Una partnership può avvantaggiare entrambe le parti quando esiste una leadership efficace e un mandato comune.

Coinvolgimento degli studenti nello sviluppo e nella consegna del programma

Nelle iniziative contro il bullismo è più probabile che gli studenti siano coinvolti nella consegna del progetto piuttosto che nello sviluppo dello stesso.

Tuttavia, è importante fornire ai ragazzi l’opportunità di svolgere un ruolo più attivo nello sviluppo di approcci per affrontare il bullismo a scuola.

Includere bambini e giovani nell’attuazione di interventi antibullismo è una tendenza recente, sebbene poco comune.

Distribuzione di materiali e definizione dei limiti di tempo adeguati all’età

Un obiettivo chiave di un intervento anti-bullismo è insegnare abilità sociali appropriate per aiutare bambini e adolescenti a sviluppare relazioni interpersonali più sane.

Sebbene sia importante rivolgersi a tutti gli studenti, un approccio generico non serve a tutte le fasce d’età, poiché lo sviluppo cognitivo e i comportamenti di bullismo variano a seconda degli anni. 

Gli interventi, quindi, devono essere adeguati all’età del bambino, e al tipo di bullismo o di comportamenti aggressivi che si stanno manifestando. 

Creazione di un approccio specifico di genere

In ogni fase dello sviluppo, il genere è un fattore significativo.

Una credenza comune è che i ragazzi siano più aggressivi e abbiano maggiori probabilità di fare i prepotenti rispetto alle ragazze.

Gran parte della ricerca passata si è concentrata sui modelli maschili di comportamento aggressivo.

Tuttavia, ricerche più recenti rivelano che anche le ragazze si comportano in modo aggressivo, ma la natura, la frequenza, e la reazione al bullismo sono diverse dai ragazzi.

Previsione di un piano d’azione quando il comportamento target sta emergendo

Le ricerche al riguardo indicano che l’intervento precoce è l’approccio più efficace, poiché i modelli di comportamento aggressivo e passivo possono essere stabiliti in giovane età. 

Creazione di interventi a lungo termine

Gli interventi educativi del passato dimostrano che i progetti antiviolenza di maggior successo sono quelli a lungo termine, che richiedono un impegno di alcuni mesi.

I programmi di prevenzione del bullismo devono quindi essere erogati per molto tempo, in modo da enfatizzare il messaggio.

Senza un rafforzamento costante e coerente delle abilità e dei comportamenti sociali positivi, il programma potrebbe avere effetti solo a breve termine, con il risultato finale di un riemergere di comportamenti problematici.