Studiare il passato per capire il presente.

Tutti sappiamo quanto sia importante conoscere gli eventi di ieri per interpretare quelli di oggi.

Infatti, niente di ciò che è accaduto tempo fa – e che è scolpito nella nostra memoria storica – è slegato dall’attualità.

Quale miglior modo per studiare e comprendere il passato se non attraverso le personalità che in esso si sono distinte?

In materia giuridica e di diritto alla privacy, in particolare, c’è stato un uomo che ha lasciato tracce indelebili, che vale la pena ripercorrere.

Si tratta di Stefano Rodotà, uno dei più autorevoli e originali giuristi italiani ed europei, protagonista di importanti battaglie in difesa dei diritti e della Costituzione.

Rodotà è stato tra gli autori della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, e dal 1997 al 2005 ha rappresentato l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali.

Ha inoltre presieduto dal 2000 al 2004 il gruppo dei Garanti europei per la privacy, ed è stato membro dello “European Group on Ethics in Science and New Technologies” e del “Legal Advisory Board for Market Information” della Commissione Europea.

Storia di un giurista visionario

Ma qual è, in breve, la storia di Rodotà? Ripercorriamo le tappe fondamentali della sua vita da giurista.

Nato a Cosenza nel 1933, Rodotà ha insegnato diritto civile dal 1966, ed è stato professore emerito all’Università La Sapienza di Roma.

Deputato parlamentare dall’ottava all’undicesima legislatura, nel 2013 il suo nome era rientrato nel novero dei papabili alla più alta carica dello Stato, quella di presidente.

Nel 1997 è arrivato per lui l’incarico come primo Garante italiano della privacy, alla guida dell’autorità amministrativa indipendente istituita dalla legge del dicembre 1996.

Qualche anno dopo, nel 2000, Rodotà è stato anche nominato Presidente del Comitato Europeo dei Garanti per la privacy.

Si tratta di esperienze che risalgono a un’epoca diversa rispetto a quella attuale, ma in cui già iniziavano a emergere i grandi temi di oggi.

Rodotà è stato tra i primi a discutere di tutela della privacy negli scambi di dati tra Paesi, delle conseguenze della new economy, e dell’espansione delle tecnologie di controllo.

Con la sua esperienza di giurista e garante, nel 2014 ha anche fornito supporto alla Commissione di studio promossa dalla presidente Boldrini, per stilare il “Bill of Rights” dell’Internet italiano, e quindi i principi e le linee guida a tutela degli utenti del web nel nostro Paese.

Perché è importante parlare di Stefano Rodotà a scuola

Rodotà è stato per tutti – nel dibattito pubblico, politico, accademico, e per l’intera magistratura – punto di riferimento ed esempio di impegno culturale e civico.

Il suo era un pensiero laico e universale, che parlava attraverso il linguaggio dei diritti e della democrazia.

Al suo impegno nel riscoprire l’attualità della Costituzione e a dare concreta attuazione al principio di uguaglianza in ogni ambito, si accompagnavano l’apertura e la disponibilità al dialogo, nonché la capacità di confronto che nasceva dalla forza e dalla profondità del suo pensiero.

Con la sua preveggenza nell’individuare e analizzare le trasformazioni sociali, Rodotà parlava alla collettività, ponendola sempre di fronte a nuovi interrogativi e alle sfide culturali dei vari momenti storici.

Richiamava tutti al dovere di essere contemporanei.

Sapeva scorgere in anticipo e indicare nuovi traguardi, e a questi ha offerto le basi teoriche più solide, avanzate, e al tempo stesso rigorose.

Pensiamo ad esempio al suo impegno per la democrazia e l’uguaglianza delle persone.

Al contempo ha sempre coltivato quella prospettiva dell’Europa dei diritti e dell’Europa-comunità di diritto che lui stesso ha contribuito a creare e a rafforzare (basti ricordare il suo fondamentale apporto all’elaborazione della Carta di Nizza).

Stefano Rodotà lascia ai posteri un’eredità immensa, ed è per questo che il suo pensiero va raccontato e diffuso nelle scuole

Dialogare sui suoi testi e interventi è un vero e proprio dovere intellettuale da tramandare ai più giovani, a partire almeno dalle scuole secondarie.

Un impegno per la difesa e l’affermazione dei diritti, per rivendicare una politica che deve renderli possibili.

Il premio dedicato a Stefano Rodotà

Cinque anni fa il Comitato della Convenzione 108 del 1981 del Consiglio d’Europa ha deciso di istituire un premio in onore e in memoria di Stefano Rodotà.

Con questo riconoscimento il Comitato vuole ricordare l’uomo politico e il primo Presidente del Garante, che per tutta la sua vita ha lavorato per la promozione dei diritti.

Ma non solo. L’iniziativa nasce anche con l’intento di far progredire la riflessione sulle tematiche legate alla privacy, in particolare nel mondo digitale.

Quest’anno studenti universitari e ricercatori europei hanno avuto tempo fino al 30 novembre 2022 per inviare le loro candidature per lo Stefano Rodotà Award.

Come indicato sul sito web del Garante, il premio è rivolto a chiunque abbia pubblicato ricerche accademiche, studi, o articoli nell’ambito protezione dati.

Hanno potuto quindi partecipare al bando anche gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie aventi una conoscenza approfondita della materia in oggetto.

Una sfida molto stimolante, che coinvolge un gran numero di persone su temi attuali e universali, che devono essere portati all’attenzione di tutti.

Giovanni Buttarelli: un’altra personalità da cui imparare

Proseguendo nella ricostruzione delle tappe fondamentali del diritto applicato alle nuove tecnologie e alla protezione dei dati personali, incontriamo un altro personaggio degno di essere ricordato, Giovanni Buttarelli.

Scomparso circa tre anni fa, si è laureato in giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma, ed è stato professore di Tutela della privacy e Diritti fondamentali in Italia e nell’Unione Europea presso la LUMSA, e professore di Informatica giuridica presso l’Università Luiss Guido Carli.

Magistrato ordinario dal 1986, prima presso il tribunale di Roma e poi di Avezzano, è considerato tra i più grandi esperti mondiali di diritto delle nuove tecnologie, e di diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali.

Segretario generale del Garante dal 1997 al 2009, Garante aggiunto dal 2009 al 2014, nello stesso anno è stato nominato Garante europeo della protezione dei dati (GEPD).

Il nome di Buttarelli compare anche tra gli autori del disegno di legge sulla privacy 675/96.

Va ricordato poi che, nel corso della sua carriera, ha cooperato con diversi ministeri, e nel 2011 ha firmato il manifesto sull’Agenda Digitale Italiana.

I meriti di Giovanni Buttarelli sono stati riconosciuti a livello internazionale. 

Due sono i prestigiosi premi che ha ricevuto da parte di organizzazioni internazionali: l’IAPP Privacy Leadership Award, e l’Epic International Privacy Champion Award 2019, assegnati a coloro che dimostrano un continuo impegno nel promuovere i diritti fondamentali alla protezione dei dati personali.

Dalle lezioni tematiche in aula, focalizzate sui personaggi che hanno fatto la storia del diritto alla privacy e del diritto alla tutela dell’identità online, alla partecipazione a concorsi come lo Stefano Rodotà Award, sono davvero tanti i modi per insegnare la privacy ai più giovani.

Anche ricorrere a metodi di insegnamento non tradizionali, come video o film, può essere utile allo scopo.

Tassello dopo tassello, realizzare una società più consapevole e rispettosa di sé stessa e degli altri possibile, anche grazie al prezioso contributo della scuola.